Ma le prove non finiscono qui.
Ora e' di turno l' accusa che Egli maneggi danari senza il permesso dei
Superiori, che favorisca pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo e che nella
Messa si prolunghi al di la' dei limiti consentiti ( in quanto alla consacrazione
incontra difficolta' a pronunciare le sacre parole e perche' alla genuflessione
resta come inchiodato ).
Ed il Padre e' chiamato di volta in volta a spiegare ed a giustificarsi.
Spiega, per quanto riguarda i danari, che alcune volte i penitenti, colpevoli
di appropriazione indebita, si servano per la restituzione del confessionale;
altre perche', per passare una somma da una ad altra persona, chi dona non
trova persona di fiducia; altre per dare a persone bisognose senza che sia
conosciuto l' afferente.
Anche in questo caso la Provvidenza si serve della cattiveria dei denuncianti
per mettere in luce l' opera caritativa svolta dal Padre anche nel segreto
del confessionale.
Pei i " pellegrinaggi " il Padre dice: ".....cerco di fare il mio dovere,
di piacere a Dio, di far bene alle anime...non mi preoccupo d'altro " Per
gli " incassamenti " Egli dice che non dipendono da Lui, spesso non " riesce
ad andare avanti, ne' a tornare indietro".
Per non dargli maggiori afflizioni, il Suo caro padre Agostino Gli nasconde
( Diario, 22 Aprile 1945 ) che alcuni paesani suoi nemici avevano minacciato
di ucciderlo.
In conclusione in questa seconda persecuzione ( 1934-1947 ) oltre agli
altri atti diretti a dare turbamento a Padre Pio, si dubita di Lui su tutti
e tre i voti monastici: poverta' ( maneggio di danari ), castita' ( approcci
con donne ) e ubbidienza ( la durata della Messa e gli " inceppamenti " sarebbero
in contrasto con l' ordine di adeguarsi " al modo comune usato dai buoni
sacerdoti ).
Ad Eligio D' Antonio, Suo ottimo figlio spiritaule, che un giorno Gli disse:
" Padre, voglio farmi santo ! ", Lui rispose : " Brutto mestiere, figlio
mio! "